PALERMO – Sono partiti martedì 29 luglio 2025, alla volta di Trogen, in Svizzera, i 35 minori accompagnati da 12 educatori del Centro di Accoglienza Padre Nostro per partecipare al Campo Educativo “In viaggio con Speranza”. Ad accoglierli per una settimana sarà il Villaggio Kinderdorf Pestalozzi, struttura educativa immersa nella natura, dove resteranno fino al 4 agosto per vivere un’intensa esperienza di crescita, scoperta e relazioni autentiche. L’iniziativa, che il Centro organizza da oltre 25 anni, affonda le sue radici nel pensiero e nell’opera del Beato Giuseppe Puglisi.
Il tema scelto per questa edizione è la “speranza”, intesa nel suo significato più profondo: dal latino spes, che indica il “tendere verso una meta”. Un cammino, dunque, verso la fiducia, l’autostima, il desiderio di costruire un futuro possibile. I destinatari del progetto sono bambini e ragazzi appartenenti a fasce sociali vulnerabili. “I ragazzi parteciperanno a giochi e attività, ma saranno immersi soprattutto nella natura – spiega il presidente del Centro, Maurizio Artale -. Sono stati selezionati bambini che frequentano le attività del Centro, ma anche bambini segnalati dai Servizi sociali territoriali e dai Servizi sociali delle carceri minorili. Quindi, cerchiamo di dare risposte a tutti”.
A rendere possibile l’esperienza sono stati il sostegno concreto di Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera dei Deputati, il contributo di partner privati come Automar Spa e le risorse stanziate attraverso il progetto “Itinerari di crescita” dell’Avviso pubblico del Dipartimento Famiglia e Politiche Sociali della Regione Siciliana. Quest’ultimo mira a promuovere iniziative per contrastare povertà e isolamento sociale, in attuazione della legge regionale 13 luglio 2021, n. 16.
Anche quest’anno, l’Arma dei Carabinieri – Legione Sicilia ha confermato la sua vicinanza al Centro accompagnando il gruppo fino all’aeroporto di Palermo con i propri mezzi, garantendo sicurezza e supporto logistico. “Quando nel ’95 veniva il pullman dei carabinieri, i genitori non volevano fare salire a bordo i propri figli – ricorda Artale -. Adesso non succede più. E’ segno che qualcosa è cambiato”.